domenica 18 novembre 2007

Gli occhiali di Papa Benedetto...


«Ho fatto gli occhiali a Papa Ratzinger»

di Paolo Mosca

«Eminenza, adesso provi a leggere le lettere della terza riga… della quarta…».
La scena si svolge nel gennaio 2005. A sottoporsi alla visita oculistica è il Cardinale Joseph Ratzinger. Siamo nel “retro” del negozio di occhiali di Gladio e Walter Colantoni. «Quello - racconta oggi Gladio - è stato l’ultimo controllo agli occhi del Cardinale presbite.
Dopo qualche mese è diventato Papa, e non è più potuto venire personalmente a regolare o a farsi aggiustare gli occhiali».
Siamo a Borgo Pio, nel negozio che mamma Bianca e papà Silvano hanno aperto trent’anni fa. «Arrivavano dalla Sabina, e per dieci anni hanno curato gli occhi in un piccolo negozio alla Balduina. Poi si sono trasferiti qui, aiutati da due freschi diplomati in optometria, io e mio fratello. Regola uno, ci diceva mio padre, trasmettere allegria al cliente, aiutare nei prezzi i pensionati, massimo rispetto per i prelati». Quando hanno bussato alla vostra porta i primi elementi del Vaticano? «Subito. Con i Sinodi dei Vescovi da tutto il mondo. E noi, seguendo le regole di papà, aiutavamo i vescovi dei Paesi più poveri. Pensi che loro ci portavano le ricette mediche di preti, suore e di gente disperata dei loro Paesi. Bene, lavoravamo gratis. Chissà, forse è anche per questo che al Vaticano ci hanno preso in simpatia». Siete qui dal 1979. Sulla scia di Papa Luciani. Anche Giovanni Paolo II è stato un vostro cliente? «Macché, pochi sanno che lui leggeva perfettamente con un occhio, e con l’altro ci vedeva solo da lontano. Impossibile inventargli un paio di occhiali.

Il Cardinale Ratzinger è capitato qui da noi la prima volta nel 1988. Col suo soprabito nero, il suo baschetto. “Ragazzi”, diceva a me e a Walter, “ho bisogno di voi per leggere e per scrivere i miei libri”. Umile, modesto, sembrava un semplice monsignore».

E’ vero che andate a controllare la vista anche in Vaticano? «Certo. A turno, io e mio fratello saliamo con la valigetta attrezzata, e aggiustiamo la vista di cardinali anche importanti, come Sua Eminenza Giovanni Battista Re». Viene anche l’assistente del Papa, la signora Ingrid? «Lei passa spesso di qui in bicicletta. Letture di libri e di spartiti per il pianoforte la obbligano agli occhiali. Gliene abbiamo fatti cinque o sei paia». E al Papa quante paia gliene avete confezionate? «Sette o otto. “Fatemi occhiali robusti, perché devono durare a lungo”, ci ripeteva lui. Adesso, quando lo vediamo in televisione con gli occhiali, cerchiamo di capire se sono ancora i nostri». Piccoli miracoli per lei? «Avere lavorato per aiutare gli occhi di Benedetto XVI e la guarigione di mia moglie da una malattia difficile. Sono state due meravigliose emozioni». Cresimato nella Basilica di San Pietro. Ci torna spesso? «Ogni Natale, prima sotto al grande albero, e poi alla Messa solenne. Da due anni non c’è più papà. Ma se chiudo gli occhi, anche senza occhiali, Papa Ratzinger me lo fa vedere ancora vivo». Per le feste, Gladio e Walter saliranno insieme nella Segreteria di Stato: devono fare spedire tante paia di occhiali alle Nunziature più lontane e povere. «Regaliamo un Natale di luce a chi lo merita veramente».

© Copyright Il Messaggero, 18 novembre 2007

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